Amedeo Consonni, è un ex tappezziere con una passione segreta per i delitti. Raccoglie articoli di giornale, colleziona dettagli, sensazioni, ipotesi, riflette e prende appunti per poi recarsi sul luogo a osservare e interrogare. Vive in un casa di ringhiera, che è stata anche il titolo di un’altra sua avventura nel noir milanese e tra i suoi vicini c’è un certo signor De Angelis preoccupato solo della sua vecchia Opel e del posto che gli spetta nel cortile di questo condominio, un microcosmo umano che l’autore descrive con un tocco leggero e un garbato. E anche questa storia parte proprio da questo cortile milanese e da quando una sera il Barzaghi, suo ex collega ai Wgon-Lits, arriva a sorpresa a trovare Cosonni per dirgli che, ristrutturando il proprio vecchio casolare, ha trovato addirittura tre scheletri e vorrebbe scavasse nel suo archivio di cronache per vedere se trova qualcosa che li spieghi, prima di andare alla polizia, che teme gli bloccherebbe i lavori. Le indagini, le mille piste e indizi che si intravedono, vanno comunque di pari passo con la vita quotidiana degli inquilini del caseggiato di ringhiera e di Consonni, alle prese con le gelosie di sua figlia Caterina, che lo punisce non dandogli il nipote Enrico, per via dei suoi interessi verso la professoressa Angela, mentre la signorina Mattei-Ferri, scandalizzata, tutto spia e controlla dalla sua finestra, trascurando il lavoro e correndo a sedersi sulla sua sedia a rotelle per sventare visite fiscali. E ognuno ha una sua precisa fisionomia, oltre ad essere, alla fine, in rapporto con la trama principale, con la storia più grigia che noir, visto che non ci sono né ammazzamenti, né violenze e il giallo resta nelle mani dell’autore che sembra divertirsi alle spalle del suo personaggio, che ora insegue l’idea di tre boy scout scomparsi a suo tempo, ora trame di vendette dopo la Liberazione, sino a essere convinto di aver trovato la soluzione.
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